APPROFONDIMENTO | LE ONDE

La voce del mare

Il frangersi delle onde sulla costa o vederne un’infinita serie perdersi nell’orizzonte, è da sempre uno dei ricordi più nitidi che ci lascia il mare. Le diverse forme e soprattutto dimensioni delle onde annunciano l’umore di mari ed oceani.
Ma cosa sono realmente le onde? Da dove arrivano? Perché si formano?

Dobbiamo innanzitutto sapere che la causa principale che forma le onde è il vento. Risulta evidente che più il vento è forte e soffia in una direzione costante e per un periodo lungo, maggiore saranno le dimensioni del moto ondoso. L’energia iniziale fornita dal vento si trasmette sulla superficie del mare, senza però che avvenga un trasporto fisico di acqua. Infatti le particelle d’acqua, sotto l’azione del vento, descrivono in realtà orbite circolari che con la profondità diventano sempre più piccole. Alla fine di questo movimento le particelle d’acqua ritornano nella posizione iniziale per poi riprendere nuovamente la sequenza.

Un’onda è caratterizzata da una sommità (cresta) e da una parte inferiore (cavo); da questi due punti se ne misura l’altezza. Il periodo è invece il tempo che intercorre tra il passaggio di due creste successive e la distanza che c’è determina la lunghezza dell’onda.

Quando la profondità del mare diminuisce, ad esempio in prossimità della costa, la parte inferiore dell’onda subisce un progressivo rallentamento rispetto alla velocità in superficie, questo a causa dell’attrito con il fondale. Questa differenza di velocità fa si che la parte superiore, procedendo ad una velocità maggiore, si rovesci in avanti e “precipiti” su se stessa, facendo frangere l’onda.

Ognuno di noi ricorda di aver visto mari burrascosi ed onde di notevole dimensione, spesso ampliandone forme ed effetti. Racconti di onde anomale, in bilico tra realtà e fantasia, ne sono pieni i porti di ogni latitudine, ma osservazioni ufficiali ed attendibili hanno dimostrato l’esistenza di onde con altezze prossime ai 25 – 30 metri.

Onde dagli effetti devastanti sono gli Tsunami, parola giapponese che significa “onda contro il porto”. Gli tsunami sono onde anomale, ovvero muri d’acqua generati da causa imprevedibili come ad esempio terremoti sottomarini. La velocità con cui un’onda di questo genere si sposta è sorprendente: anche oltre i 500 kn/h! Questo motivo, unito alla grandezza ed imprevedibilità, fa si che gli effetti siano spesso devastanti.

Benché ogni buon insegnamento marinaresco consigli di prendere le onde al “mascone”, ovvero a 45° rispetto all’onda, è preferibile non dover ricorrere a questo o altri espedienti per affrontare un mare tempestoso, ma è preferibile farsi scivolare e farsi cullare sulle infinite onde che accompagnano ogni navigazione.

Il 12 aprile 1966 la Michelangelo in navigazione verso New York si trova ad affrontare una tempesta. Un onda scavalcò la prua della nave, alta 18 metri, e sfondò le lamiere distanti più di 70 metri dalla prua. La nave riuscì ad arrivare a destinazione, dove furono però necessari lavori di riparazione.